da http://www.informa-azione.info/comunicato_iniziativa_13_ottobre
Sono passati più di quattro anni dall'omicidio di Davide Cesare, Dax, e questa città è molto cambiata da quel giorno.
Se Davide potesse passeggiare ancora per le strade di Milano vedrebbe
una città sempre più grigia e sempre più spenta, che cerca di
nascondere dietro qualche improbabile intervento urbanistico in stile
grandi opere berlusconiane la sua faccia sempre più sporca, e dietro
fantomatiche guerre ai writers e alla microcriminalità la sua
incapacità di risolvere quelli che sono i suoi reali problemi.
Un modello di città elitaria, destinata a chi ha i soldi per
permettersela, passa come un bulldozer su tutte quelle forme spontanee
di aggregazione sociale che hanno sempre rappresentato l'altra faccia
di una Milano fredda e inospitale. Nella capitale degli intrallazzi,
delle speculazioni edilizie, degli intrecci tra poteri politici ed
economici, il vero nemico sono i migranti, i rom, gli occupanti di
appartamenti, i facinorosi dei centri sociali e dulcis in fundo i
writers, o, come li chiama la giunta, i graffitari.
E allora dietro ad investimenti milionari (dagli scarsi risultati
tangibili, in termini di qualità della vita dei milanesi, tranne
l'ingrassamento dei conti correnti di chi si aggiudica gli appalti) e
deliri sulla necessità di sicurezza e decoro, c'è una giunta
schiacciasassi che cerca di trasformare ulteriormente il capoluogo
lombardo a sua immagine e somiglianza: una città egoista, intollerante,
da ridisegnare secondo i loro criteri regolati dal profitto e
un'insaziabile desiderio di legalità e ordine. Legalità e ordine che
vanno bene quando riguardano le fasce più deboli e marginali, in una
classica operazione di facciata che sembra tanto simile a nascondere lo
sporco sotto il tappeto…
E allora largo agli sgomberi degli spazi sociali, largo a campagne di
odio contro i rom e agli sgomberi dei loro accampamenti (quando qualche
consigliere non ritiene sia più opportuno andarli a bruciare), largo
alla militarizzazione del territorio, ai parchi recintati, alle
videocamere ovunque e largo alla tolleranza zero verso i graffiti, alle
taglie, alle multe spropositate e alla detenzione per chi imbratta.
Tutto questo mentre interi quartieri della periferia sono letteralmente
abbandonati al degrado, essendo la giunta più impegnata a costruire
cittadelle della moda o parcheggi o a spendere milioni di euro in
campagne volte al ripulimento di qualche palazzo in centro.
Questa la città che vedrebbe Davide oggi: uno scenario alquanto desolante.
Parallelamente in città si sono anche altre le cose che cambiano:
attraverso manovre politiche mirate, frutto del protagonismo della
destra postfascista e del suo paladino De Corato, si cerca di
trasformare la memoria storica cittadina in termini revisionistici: la
vergognosa equiparazione tra partigiani e repubblichini (esemplare in
questo senso l'operato del sindaco Albertini) con la proposta di
costruire un sacrario comune per tutti in nome della riconciliazione
(un modo come un altro per mettere in soffitta l'antifascismo), le
pressioni per intitiolare a militanti neofascisti morti parchi e strade
in nome di un fantomatico superamento della 'stagione dell'odio'
(valido sempre e solo per rivalutare e sdoganare la destra fascista
negli anni 70 e non certo per costruire un momento di riflessione), e
più recentemente la decisione di cancellare il murales dedicato a Dax
sulla Darsena, oltre alla volontà di fare lo stesso con quello dedicato
a Carlo Giuliani nei pressi del Cimitero Monumentale.
A Milano non c'è spazio per una memoria antifascista e ascrivibile ai
movimenti, specie se si tratta di una memoria viva, capace di
comunicare, come quella rappresentata dai murales in questione. La
giunta copre una precisa operazione politica della destra cittadina
nascondendosi dietro alla scusa dell'illegalità dei graffiti. Si tratta
di un'operazione di insulto alla nostra memoria, che va di pari passo
alla deligittimazione dei nostri percorsi politici, resa pratica dai
numerosi e continui sgomberi di spazi autogestiti. Tutto questo mentre
AN e giunta avvallano i progetti della destra nazifascista cittadina,
rappresentata da quel personaggio grottesco che è il signor Jonghi
Lavarini e dall'associazione Cuore Nero…
Abbiamo deciso di rispondere a tali politiche vergognose con le
nostre pratiche e le nostre parole d'ordine. Torneremo sulla Darsena e
riporteremo il viso di Dax dove stava e dove deve continuare a volgere
il suo sguardo sulla città: il quartiere dove Dax è stato
vigliaccamente ucciso dalle coltellate di alcuni fascisti (e non in una
volgare rissa da bar come cercano di dipingere esponenti dell destra
citttadina), il quartiere dove spendeva le sue energie per lottare
contro le ingiustizie di questa città, spendendosi contro razzismo e
intolleranza, nell'aiutare famiglie e persone a trovare una risposta al
bisogno di una casa.
Dax è ancora vivo nelle strade di questo quartiere e noi questo lo
ribadiremo ad alta voce, con colori e musica, sabato pomeriggio dalle
14.00 sulla Darsena. E lo faremo ricordando anche Renato Biagetti,
ucciso da un gruppo di fascisti nei pressi di Ostia e portando un
nostro ricordo alla figura di Giovanni Pesce, il comandante partigiano
Visone, per tracciare ed evidenziare un filorosso che attraversa
l'Antifascismo di questa città: dai GAP e dalla Resistenza, agli
omicidi di Claudio Varalli, di Fausto e Iaio fino a Dax, che è parte
integrante di questo percorso.
Questa è la NOSTRA memoria, e questa memoria NON SI TOCCA e NON SI CANCELLA!
Sarà nell'assalto di colori con cui copriremo la Darsena la nostra
rivendicazione di spazi di libertà in una città che diventa ogni giorno
più soffocante.
Sarà nella musica esplosa dalle nostre casse il rifiuto al continuo
inasprimento del controllo sociale e alle politiche di una giunta che
sgombera e distrugge le diverse forme di autorganizzazione sociale per
proteggersi dalle espressioni spontanee e reali di conflitto.