la consueta rassegna di stronzate
lapadanal
NUOVA OCCUPAZIONE DEGLI ANARCHICI A TORINO
«Auspichiamo che le forze dell’ordine sgomberino tempestivamente l’ultimo stabile che è stato occupato tra via Zandonai e corso Taranto e che, trattandosi di "invasione di edificio", identifichino i responsabili a differenza di quanto avvenuto per l’occupazione di piazza Arbarello.
Commenta cosi ii capogruppo delta Lega Nord at Comune di Torino, Mario Carossa, l’ennesima occupazione degli attivisti della Fai, Federazione anarchica italiana, a Torino. «Non possiamo pensare di continuare a fare il gioco di questi personaggi che passano da un’occupazione all’altra come se si trattasse di un gioco. Accanto at lavoro delle forze dell’ordine ci deve essere quello della magistratura.
larepubica
Centri sociali, 800 mail contro gli sgomberi
Sono indirizzate a assessori e consi glieri comunali: "Meglio dialogo"
Più di ottocento lettere, arrivate nelgiro di pochi giorni, a tutti i principali indirizzi mail del Comune, dal sindaco in gin, fino ai gruppi consiliari, dalla maggioranza al centrodestra. Lettere simili, spesso inviate in fotocopia, ma tutte firmate, per dire «no» agli sgomberi indiscriminati dei centri sociali sotto la Mole. Un dibattito lanciato da »Repubblica» che sull’argomento ha ospitato diverse opinioni. Si tratta di semplici cittadini che prendono una posizione, »operai pensionati studenti, partite iva, dipendenti e disoccupati», sottolinea Marco Grimaldi, consigliere comunale di Sd, che ha voluto rispondere. »La gente oggi chiede sicurezza e non capisce chi difende i centri sociali dagli sgomberi. La gente, una parola che riempie la bocca. II problema 6 quale gente». Secondo l’esponente di Sinistra Democratica none sempre una questione di tifo, non tutto e bianco e nero. Qualcuno ha mai
"Non servono prove di forza, ma idee peril futuro" "Sperimentare anche sbagliando"
pensato di sgomberare la curva di uno stadio o una sede ultras? E giusto isolare i violenti, ma to sgombero e violenza, soprattutto se 6 generalizzato e se non ci sono necessita legate alla sicurezza. Per questo non sono d’accordo e preferisco il dialogo». Sulla stessa linea delle mail inviate dai cittadini Maria Teresa Silvestrini, consigliera di Rifondazione, che ha raccolto insieme le lettere inviate a Palazzo Civico. «Si tratta di mail che esortano a prendere iniziative di dialogo invece che di sgombero. Alcune sono motto simili, altre originali, voci con cui la politica dovrebbe interloquire». Ma cosa dicono i torinesi che si sono presi la briga di scrivere? In molti, come M.C., sostengono che «il governo della citta, la sua vita civile, la sua quotidianita non possono trarre vantaggi da iniziative come lo sgombero dei centri sociali». Non solo. »Si trat ta di luoghi di produzione culturale alternativa, svincolata da logiche economiche e di consumo, di spazi di aggregazione giovanile, ancora carenti«. L.S. agiunge che »lo sgombero non risp o nde ad una storia di accoglienza e di democrazia che tutti contribuiamo a far crescere». J.F. sostiene che «non abbiamo bisogno di prove di forza ma di idee per it nostro futuro: i centri sociali hanno contribuito a mantenere vivo it dibattito in citta«. Anche C.C. pensa che in questi luoghi si ritrovino giovani che hanno desiderio di trovare una via alternativa at loro futuro. Fare nuove esperienze, sperimentare anche con il rischio di sbagliare. Sono giovani che nessuno di noi, tantomeno le istituzioni, possono criminalizzare. Stiamocorrendo ilrischio di perdere it valore della solidarieta che pu6 fare legame tra individui diversi«. Chi non ha apprezzato le mail, oltre ad aver dubbi sul sistema usato, e Roberto Ravello, capogruppo diAnPdl, chedasempre chiede to sgombero di tutti gli edifici occupati in citta. «Il concetto di accoglienza non può esere applicato su dei delinquenti—sottolinea —non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ma di fatto i centri sociali sono dei covi di teppisti. Basti pensare a tutti gli attacchi e i blitz». E poi prende di mira gli autori delle mail: »Mi piacerebbe conoscere questi cittadini, se siano davvero semplici, oppure cittadini che vivono alle nostre spalle, all’Askatasuna o all’Asilo. II dialogo va sempre preso in considerazione, ma arrivati a questo punto non c’e piii spazio per chi usa i centri sociali come basi logistiche. Alla gente bisogna anche dimostrate la voglia di dialogare«. Di diversa opinione Andrea Giorgis, capogruppo del Pd: sogna distinguere luogo da luogo, da situazione e situazione, da posti dove si organizza la violenza a quelli in cui si organizza dissenso, per quanto ostile, legittimo. It Comune non ha gli strumenti per distinguere, è necessaria la collaborazione conic forze dell’ordine, ma gli esperimenti tentati dalle passate amministrazioni, come le convenzioni, non vanno rinnegate. A patto che ci sia la disponibilita dei centri, altrimenti luoghi tornino alla citta».
La voce dell’ antagonismo deve traslocare da via Cecchi: è "incompatibile" e paga poco di pigione
Il Comune sfratta Radio Black Out
Tre mesi di tempo per trovare unanuova sede. Tra febbraio e marzo Radio Black Out, la voce dell’antagonismo sotto la Mole, dovra traslo care davia Cecchi 21/a. Almeno questo dice la lettera inviata dal Comune di Torino pochi giomi fa. Lettera in cui si rammenta che non verra rinnovato il contratto e che sono scaduti i termini di quello vecchio. Diverse le ragioni, ad iniziare dal pro getto di trasformazione del complesso di via Cecchi che viene reputato «incompatibile» con la presenza della radio. Non solo. C’ 6 poi una questio
L’emittente lascia intendere in una leftera sul sito che non si arrendeth facilrnente
ne economica. Radio Black Out paga una pigione annua di circa 1.200 euro, il 10 per cento del valore commerciale dei locali. Questione gia sonevata dal capogruppo di AnPdl Roberto Ravello, che aveva chiesto una revisione del canone d’affitto, molto lontano dai 15 mila euro circa reali.
In via Cecchi la notifica non stata accoltabene.Anzi. Sull’home page del sito di Radio Black Out 6 comparsa una lungalettera dove i responsabili dell’ emittente, che si asp ettavano la mossa del Co mune, chiedono conto ai tecnici, assessori, governanti e sindaci di questa presunta incompatibilita con la riqualificazione. Parole da cui traspare che chi ora occupa regolarmente ilo cali non siadisposto a trovarsi una nuova sistemazione nel giro di tre mesi senza battere ciglio.
orinocronaca:
CORSO SALVENIINI Trenta anarchici Lo "difendono" contro i vigili
Abusivo occupa un alloggio Atc centri sociali bloccano lo sfratto
In guerra aperta con il Comune per gli sgomberi ‘ centri sociali, gli squat 3 r ammiccano ora alle occu zioni delle case popolari. Difendendo fisicamente gli 1 partamenti insieme alle famiglie sfrattate, contrapponendosi alle forze deii’ordilie impedendo di libera Cosi 6 stato, alla fine del mese di ottobre, in corso Salvemini 25. Sedici interni, diversi alloggi senza assegnatario o in attesa del nuovo inquilino, di cui almeno due occupati abusivamente d anni. «Gil sgomberi ci saranno, senza d iscussioni» chiosa sull’argomento presidente dell’Atc Giorgio Ardito. I suoi tecnici, proprio in quel cornplesso di Mirafiori, si sono presentati insieme a vigili urhani e polizia, con l’intenzione di liberarne uno. Venendo fermati sulfa soglia da una trentina di antagonisti. Impegnati, oltre che a documentare l’operazione con alcune videocamere, a far fronte comune insierne agli abusivi che quel giorno non poteva asuettarsi lo sfratto. Nessuno Lei vicini si sente di comrnentare quanto accaduto. «Ne sentiamo gia di tutti i
colon, a noi poco importa». L’ultimo avamposto degli antagonisti sembra essere, dunque, ii caseggiato popolare. Dove, a parte i diretti interessati, nessuno sembra solidale con i difensori delle occupazioni. «Quella è genie che non capisce niente, cosa ne sanno loro di come si vive in periferia? Non sanno nemmono da che parte si inizia a pagare un affitto, cosa sia un favor°. Viene facile, a questi, difendere gli abusivi. Tanto a loro che importa?». Decisamente pin deciso
comment o del presidente Ardito. «Per evitare queste situazioni è necessario che vengano annullati i tempi tra la ristrutturazione dell’alloggio e l’assegnazione da parte del Comune. Conoscendo già il nome dell’assegnatario potremmo apporre dei cartelli sulle porte che mettano tutti sull’avviso. Voglio vedere chi avra ii coraggio di sfondare la porta di un appartamento popolare, sapendo di togliere un tetto sopra la testa ad un’altra famiglia».
NIENTE CAMPO SPORTIVO PER I RAGAZZI DEL BORGO "Serve agli squatter"
La società chiede di ampliare i propri impianti, ma la convenzione con il Gabrio blocca i lavori
La Tre ha respinto la richiesta della società Cenisia calcio di utilizzare il Gabrio nel caso in cui i locali di via Revello dovessero venire sgomberati dal Comune. Questo perchè, come aveva detto la scorsa settimana l’assessore all’Urbanistica Mario Viano e come ha ribadito nell’ultimo consiglio il presidente della Tre Michele Paolino, esiste una convenzione tra il Comune e l’associazione "Areazione" che autorizza gli squatter ad utilizzare il Gabrio.
Il Cenisia è una delle società calcistiche di Torino più attenta alla cura del settore giovanile, tanto che tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta le "violette" così sono chiamate le squadre dal nome del colore della maglia che ricorda quello della Fiorentina hanno portato sotto la Mole ben cinque campionati nazionali giovanili: due scudetti "Ragazzi", due "Juniores" e addirittura un titolo nazionale "Primavera". Fallito a metà degli anni Novanta, il Cenisia è risorto sotto la gestione del presidente Luigi Riccetti e adesso ha chiesto alla Tre di ampliare il proprio campo sportivo, che si trova in via Revello, ristrutturando i locali del Gabrio. L’idea della dirigenza, una volta abbattuto il centro sociale, è quella di costruire nuovi campi da calcetto e una palestra da utilizzare soprattutto d’inverno per affinare la preparazione atletica dei giovani calciatori.
Ma la Tre ha bocciato questa proposta perchè "il centro sociale Gabrio non può essere sgomberato ha spiegato il presidente Paolino nell’ultimo consiglio , visto che esiste un regolare contratto di concessione tra il Comune e l’associazione Areazione". Quindi il Gabrio rimarrà in mano agli squatter e comunque, anche nel caso in cui il Comune decidesse di sgomberare il centro sociale, i locali di via Revello non verrebbero dati in gestione al Cenisia.
Una decisione che ha fatto arrabbiare Bernardo Miletto, capogruppo della Lega alla Tre, che aveva presentato un ordine del giorno in cui chiedeva al consiglio di dare i locali in gestione alle violette. "Ancora una volta ha detto Miletto il Comune e la Circoscrizione hanno privilegiato gli interessi degli squatter rispetto alle esigenze del territorio. Il Cenisia è una realtà importante della nostra Circoscrizione, oltre ad essere una società di calcio è un luogo dove i giovani si ritrovano per crescere con valori sani. Ma questo, evidentemente, non interessa all’amministrazione di questa città".