Resistenza agli sgomberi – Irruzione all’inaugurazione del TFF e comunicato unitario (video e cronaca)

Torino 13 Novembre 2009
Continua la campagna in difesa degli spazi sociali a Torino…

Al grido di “giù le mani dalle occupazioni” un centinaio di occupanti
dei centri sociali torinesi si sono presentati all’inaugurazione del
Torino Film Festival. Prontamente la polizia ha cercato di impedire
l’accesso all’ingresso del teatro regio provocando un certo sconcerto
tra i presenti che hanno mostrato solidarietà verso i manifestanti.
Dopo alcuni momenti di tensione con la celere, una nutrita delegazione
di manifestanti è riuscita ad entrare prendendo possesso del palco con
gli striscioni sotto gli applausi del pubblico. Applausi che si sono
ripetuti non appena terminata la lettura del comunicato unitario dei
centri sociali e case occupate di torino.

Comunicato Centri Sociali e Case Occupate Torinesi

Giù le mani dagli spazi occupati!

Nelle ultime settimane stiamo assistendo a prese di posizione da
parte di tutti i partiti politici (in perfetto accordo bipartisan tra
destra e sinistra) per sgomberare i centri sociali e le case occupate
di Torino.
Dai partiti razzisti come la Lega, passando per il Pdl e
arrivando fino al sindaco Chiamparino, la voce è una sola: “Sgomberare
gli spazi occupati!” Quasi come se questi spazi fossero “un problema”
per questa nostra città e non invece, come crediamo, una sua
peculiarità e ricchezza. La frase di Chiamparino: “sono il peggior
nemico dei centri sociali” è esemplare per capire il ruolo di capro
espiatorio che questi spazi dovrebbero rappresentare per il beneficio
esclusivo della casta politica istituzionale. Una politica fallimentare
e volta solo alla creazione di eventi mediatici, sempre pronta a farsi
bella davanti ad una cittadinanza di cui non vengono nemmeno concepiti
i bisogni concreti ed urgenti.

I centri sociali e le case occupate sono spazi
liberati da logiche di mercificazione e profitto. Spazi non omologati e
non omologabili in cui si vive una socialità altra, frutto
dell’autogestione, dell’autorganizzazione e della cooperazione
collettiva.
In decenni di presenza gli spazi occupati hanno
contribuito ad un arricchimento sociale e culturale della nostra città,
liberando spazi attraversati da migliaia e migliaia di giovani,
rappresentando un punto di riferimento alternativo alle logiche di
mercato. Migliaia di percorsi di vita si sono intrecciati negli spazi
occupati, condividendo idee, partecipando collettivamente alle
decisioni, creando insomma uno spazio all’interno della società non
basato su profitto e alienazione.

Non sono solo le mura dei posti occupati che sono
sotto attacco, ma la nostra capacità di essere incisivi nei processi di
trasformazione dell’esistente, di stare dentro i movimenti sociali e di
creare una socialità altra, non fondata su rapporti economici o
gerarchici, ma fatta di condivisione e partecipazione. In un momento in
cui la crisi economica e politica pesa su tutti gli aspetti della
società, case occupate e centri sociali rappresentano un modello
alternativo di vita, di socialità; un modello alternativo di far
politica, partendo dal basso, cercando risposte a bisogni e desideri
comuni. Questa forza collettiva non è rappresentabile, sopratutto non
da una casta di politici corrotti che hanno di mira soltanto la loro
riproduzione di casta e il mantenimento dei loro privilegi.
Interessati, insomma, alla solo gestione e alla ripetizione sempre
uguale del presente con tutto il suo squallore. Alla poltrona dei
politicanti contrapponiamo la volontà di cambiamento che nasce dalle
esigenze collettive e che si afferma con la forza dei movimenti sociali.

Poco ha da dire il caro podestà Chiamparino. Non
sarà di certo lui ad annientare decenni di esperienze di lotta nei
territori e quella enorme ricchezza in termini di produzione di
conflitto e criticità che queste esperienze portano con sé.
Sgomberateci pure: non sarà qualche edificio sequestrato o murato a
fermarci; anzi sarà un’occasione in più che ci viene offerta per farci
sentire e per far sentire quello che abbiamo da dire, pienamente consci
della nostra forza, del radicamento e dell’internità che abbiamo nelle
lotte sociali. Gli sgomberi saranno solo l’ennesimo sbaglio di palazzo,
regalando a noi ancora una volta più forza e più determinazione.
Chiamparino si occupi d’altro, non provi a toccare gli spazi occupati!

E poi, da dove verrebbero i soldi per la
“riqualifica” degli spazi occupati? Perché non vengono usati per
sistemare le centinaia di spazi vuoti o abbandonati che esistono città?
Perché non si utilizzano per far fronte ai dissesti di una crisi che
tra poco getterà sul lastrico centinaia di famiglie, a cassa
integrazione terminata? Perché non si preoccupano di trovare un tetto a
migranti e italiani che non ce la fanno più a sostenere un affitto?
Crediamo che una volta di più la Politica sia interessata ad attaccare
spazi liberi e liberati con la sola finalità di difendere se stessa da
chi gli oppone criticità.

Anche se sono tante le differenze che in questi anni
ci hanno contraddistinto, saremo tutti uniti, centri sociali e case
occupate, a difendere insieme ogni attacco contro questi spazi comuni,
collettivi, liberati.

20 anni di storia non si cancellano con un colpo di spugna!

 Centri Sociali  & Case Occupate del movimento torinese
     http://tuttosquat.net/  

 


dalla Stampa

 

Irruzione al Teatro Regio: «No agli sgomberi». E chiamparino
rinuncia alla prima

e. minucci, m. numa

D’accordo
era venerdì 13. E c’erano molte signore vestite di viola. Ma il
direttore Gianni Amelio si aspettava tutto, ieri sera, tranne di dover
fare i conti con un blitz degli autonomi alla prima del suo Tff. Che ha
costretto il sindaco Chiamparino a disertare il Regio. Le luci che
annunciano l’inizio dello spettacolo stavano già spegnendosi. Regio da
grandi occasioni, ospiti e autorità che hanno già consegnato il
cappotto. Peccato che alle 20,35 una cinquantina di autonomi dei centri
sociali Askatasuna e Gabrio, più gli anarchici delle case occupate di
Torino e Grugliasco irrompono prima nell’atrio e poi, dopo una tesa
trattativa condotta dallo stesso direttore del Festival, una trentina
di antagonisti, guidati da Andrea Bonadonna e dal professor Mario
Frisetti detto «Schizzo», hanno ottenuto di entrare in platea, salire
sul palco e leggere il loro proclama.

«Alcuni avevano comprato
il biglietto e sono già all’interno – spiega Amelio, concitato,
rivolgendosi al presidente Barbera – inutile bloccare questi che sono
fuori, i loro amici saboterebbero comunque lo spettacolo. Io non amo la
violenza e quando qualcuno mi chiede qualcosa rispondo e cerco di
capire che cosa vuole dirmi. È chiaro che questi ragazzi cercano
risonanza. Poi: «Li conosco personalmente, a suo tempo avevano già
interrotto le riprese di “Così ridevano”. Meglio trattare». La polizia,
in un primo tempo, aveva allontanato, anche in modo deciso, dal foyer,
gli antagonisti, poi li ha lasciati sfilare senza ulteriori tensioni.
Mezz’ora di «okkupazione», con le signore in abito da sera costrette a
misurarsi con i cappottoni neri e le kefie.

Se non altro, il
sindaco, al centro della contestazione, è stato avvertito per tempo dal
questore e ha preferito tornarsene a casa: «Non avevo nessuna
intenzione di assistere al solito spettacolino, una pagliacciata
inutile», ha commentato. In compenso, in platea, erano già accomodati
la presidente della Regione Bresso, gli assessori alla Cultura Alfieri
e Oliva, la giurata Maya Sansa, il regista Davide Ferrario, l’assessore
Bairati, il presidente della Rai Paolo Garimberti, quello di Sai
Fondiaria Fausto Marchionni. Tutti ammutoliti a guardare quel palco
dominato da striscioni e manifesti: «Giù le mani dalle case occupate».

Una
ragazza legge il lungo comunicato: «I centri sociali e le case occupate
sono spazi liberati da logiche di mercificazione e di profitto. Spazi
non omologati e non omologabili in cui si vive una socialità altra,
frutto dell’autogestione…rappresentano un punto alternativo alle
logiche di mercato». Alla fine al Regio qualcuno applaude, ma gli
spettatori confidano che è un applauso di liberazione, perchè
finalmente può cominciare il film, «Nowhere Boy» di Sam Taylor Wood.
Alla fine, quelli di «Aska» rientrano nella palazzina rossa di corso
Regina mentre gli anarchici si appostano in piazza Castello, mettendo i
loro striscioni sul monumento del Duca d’Aosta.

E dire che
sino alle 20,25 era tutto filato liscio, con il patron Amelio che si
arrabbia soltanto quando i cronisti chiedono lumi sul suo cachet, ma
per il resto si concede la parte del divo sotto braccio a Maya Sansa
perfetta nel suo abitino Gucci nero: «Mi hanno detto di non parlare con
i cronisti di film, ma posso dirvi che Torino è stupenda». Perfetta
anche Mercedes Bresso che promette al direttore Amelio una copia del
suo libro e gli giura che non è mai stata «una morettiana». Si parla di
tagli, nel foyer, di un’edizione tutta sostanza, con un catering più
contenuto degli anni precedenti. Cinque minuti dopo il film «Nowhere
boy» avrebbe avuto il prologo inedito dell’irruzione degli autonomi.
Nel caos qualcuno azzarda: sembra un film sui Beatles, con la polizia
che tiene a fatica i fan. Invece è tutto vero.

"Sono pagliacci ma c’è chi solidarizza"

Lo sfogo amaro del sindaco

alessandro mondo

torino

A
questo punto non vado, non mi presto a simili pagliacciate». Sergio
Chiamparino apprende del «blitz» operato dagli squatter mentre sta per
recarsi al Regio e, quasi d’impulso, decide di lasciar perdere: «Andare
sarebbe un modo per dare loro importanza. E comunque, niente di nuovo
sotto il sole». Con una differenza: questa volta l’ennesima azione
dimostrativa dei centri sociali si inserisce nel confronto tra Comune,
Prefettura e Questura per decidere il futuro degli spazi occupati sotto
la Mole. Anzi: è stato innescato proprio da quello.

Il che non
smuove il sindaco. «Questa azione risponde ad una strategia precisa e
per quanto mi riguarda non cambia la situazione di una virgola.
Evidentemente c’è una coazione a ripetere da parte di questa gente. È
altrettanto evidente l’esistenza di un movimento tanto minoritario
quanto molesto che forse, questa volta, ha trovato un humus
favorevole…». Sarebbe a dire? «Beh, credo che parte del pubblico lo
guardi con simpatia. In ogni caso, resto al programma e alla tempistica
che ci siamo dati. Lunedì la conferenza dei capigruppo incontrerà il
prefetto e il questore sul tema dei centri sociali. Mi rimetto alle
decisioni assunte nell’ultimo Comitato per l’ordine e la sicurezza».

Di
più, il sindaco non vuole dire. Acqua fresca rispetto al tiro
incrociato da parte di Pdl e Lega, che sparano a palle incatenate:
contro gli squatter e contro di lui, accusato di aver lisciato il pelo
agli anarchici per troppo tempo. Enzo Ghigo, coordinatore regionale
Pdl, non ha dubbi: «Rispetto le forze dell’ordine, ma aver autorizzato
l’ingresso di una delegazione è stato un segno di debolezza. In questo
Paese il diritto di manifestare è garantito, altra cosa il ricatto.
Colpa dell’atteggiamento troppo lasco mantenuto negli anni». Agostino
Ghiglia, An-Pdl, ha un diavolo per capello: «Questa teppaglia non può
essere eletta ad interlocutore. Sono emarginati sociali, come tali
vanno trattati. E Chiamparino? La settimana scorsa aveva promesso un
piano di riutilizzo dei centri sociali… Qualcuno lo ha visto?». Mario
Carossa, capogruppo della Lega, temeva il peggio fin dal pomeriggio.
Una trentina di squatter lo avevano contestato al «Caffè Norman» dopo
che Roberto Cota aveva illustrato la raccolta-firme del partito per
difendere l’esposizione del crocifisso: «Me ne sono andato scortato
dalla polizia. Sbaglia chi vuole discutere con questa gente».

Sul fronte opposto Andrea Giorgis, capogruppo Pd in Sala Rossa, invita
a non perdere la testa: «Bene abbiamo fatto a chiedere l’incontro con
il prefetto e con il questore per capire quali strategie vogliono
seguire. Premesso che bisogna distinguere tra la legittima
manifestazione di dissenso e la violenza, anche noi attendiamo
risposte». «Nervi saldi – ammonisce Vincenzo Chieppa, segretario
provinciale dei Comunisti Italiani -. Ma l’aumento della tensione
dimostra che è sbagliata la volontà di chiudere indiscriminatamente i
centri sociali».

 


dalla Repubblica

 

Vernissage da anni Settanta
il Tff si apre con un´occupazione

La
nuova era è cominciata, l’Amelio Film Festival si apre stasera.
Duecentocinquanta film che sembrano scelti apposta per allargare il
pubblico In sala, con gli ospiti abituali delle vernici sabaude, Alba
Rohrwacher che sta girando "La solitudine dei numeri primi" e il
presidente Rai. Milletrecento spettatori al Regio, posti ormai esauriti
di Paolo Griseri

Se il richiamo di un festival si vede dalle contestazioni, grazie
ai centro sociali Gianni Amelio ha già vinto la sfida a distanza
con Nanni Moretti. Alle 20 davanti al Teatro Regio il clima è
quello dei vernissage della Scala negli anni Settanta. Polizia con
scudi e caschi calati, gruppi di ragazzi che tentano di entrare nel
teatro, slogan e striscioni. Si contesta la politica del sindaco
che ha annunciato il prossimo sgombero dei centri sociali: «Giù le
mani dagli spazi occupati». Animano la protesta il Gabrio,
Askatatsuna, e l´arcipelago anarchico Case Occupate. Hanno scelto
la prima del Tff per far conoscere il loro punto di vista.
Fin dal pomeriggio il sindaco è tenuto al corrente dell´evolversi
della situazione. Mezz´ora prima dell´inizio della serata il
questore sconsiglia Chiamparino: «Signor sindaco, non ci sono le
condizioni per garantire la sua sicurezza».
Chiamparino rimane a casa mentre di fronte al teatro si apre la
trattativa: posta in gioco, lo svolgimento stesso della prima
serata del festival. Amelio tenta la mediazione. Il dialogo dura
alcuni minuti: «Sono una persona non violenta – chiarisce il
regista – e non sono tra quelli che impediscono di esprimere i
propri punti di vista. Questo però deve avvenire nel rispetto di
tutti». Un negoziato reso complicato dal fatto che all´interno del
teatro si trovano già una ventina di ragazzi pronti a salire sul
palco.

In platea siede Mercedes Bresso. La presidente è incerta tra la
critica alla scelta di far parlare i ragazzi dei centri sociali e
la necessità di garantire la partenza del festival: «Non capisco
perché hanno voluto leggere dal palco un testo che ci avevano
distribuito come volantino all´ingresso. Però comprendo anche che
si dovesse garantire l´ordinato svolgimento della serata. Comunque,
io non li avrei fatti parlare». Intanto la colonna sonora è quella
di Give peace a chance. Dai una possibilità alla pace, cult del
periodo orientale di Lennon.

L´inno sortisce l´effetto sperato, tranquillizza gli animi e
consente la partenza della serata con qualche minuto di ritardo.
Gli striscioni si srotolano di fronte agli spettatori e una ragazza
legge il volantino che attacca la scelta «bipartisan di destra e
sinistra per espellerci dai posti occupati. Ci sembra veramente
incredibile che in una città come Torino afflitta da una crisi
economica grave e profonda, dove i servizi vengono ristretti da
un´amministrazione comunale che prova in tutti i modi a fare cassa
per coprire i debiti delle Olimpiadi del 2006, l´emergenza del
sindaco sia quella dello sgombero dei centri sociali».

//
Osservano perplessi in sala alcuni ospiti, tra i quali i vertici
della magistratura torinese. Alla fine si riarrotolano gli
striscioni e lo schermo è tutto per John Lennon. Il nemico non è
più Sergio Chiamparino ma tal Lindon Johnson, presidente degli
Stati Uniti impegnato nell´escalation della guerra in Vietnam.

(14 novembre 2009)

da Youtube

 

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