Radio Blackout – Affitti, profitti e incompatibilità

da http://www.radioblackout.org/2009/affitti-profitti-e-incompatibilita/

Ci spieghino lor signori Assessori, Tecnici, Governanti, Sindaci.

 

Ci spieghino “l’incompatibilità” con il progetto di riqualifica dell’area che ora ospita Radio Blackout e la sua Associazione.

Ci
spieghino come sia possibile che un progetto di riqualifica
sponsorizzato da una privata Associazione umanitaria (2009 – 02539/050
HUB MULTICULTURALE VIA CECCHI – FONDAZIONE VODAFONE ITALIA – FONDAZIONE
UMANA MENTE) che si dice operante nel sociale, finanziata da uno dei
pilastri della comunicazione sia “incompatibile” con il progetto già
esistente, vivo e funzionante, da anni inserito nel contesto urbano, di
una radio.

 

Radio
Blackout, una radio no profit, volontaria, autogestita, che non gode né
di finanziamenti pubblici né privati, ma vive solo dei propri mezzi,
del frutto dell’impegno di chi la radio la forma e la fa giorno per
giorno, negli eventi pubblici e non. Una radio che vuole dare voce a
tutte le lotte sociali, alle minoranze dimenticate e in lotta, a tutti
gli scartati dai media tradizionali, dall’indubbiamente manipolata
“informazione pubblica”. Pochi peli sulla lingua, molta sostanza, molto
realismo, concretezza e cinismo. Per farla breve, diciamo le cose come
stanno, senza intermediazioni, senza editori o spinte e strattoni di
alcun tipo.

 

Ce
la spieghino “l’incompatibilità”. C’è già un ossimoro nel negare
compatibilità tra un mezzo di comunicazione sociale ed una pioggia di
denaro per mano di un grande ente operante nella comunicazione.

Ce
la descrivano “l’incompatibilità”. A noi pare evidente: o ci sono altri
piani su quest’area e su di noi, oppure l’associazione umanitaria di
cui sopra non opera realmente secondo quelle che sono sulla carta le
sue etichette, i suoi scopi fintamente sociali che consentono le
vittorie dei suoi bandi. Lungi da noi negare quell’elemento di pregio
durevole, puro, vitale, privo di spese per l’onesto cittadino, che
cambieranno il volto al sociale che saranno questi futuri misteriosi
HUB. Come dimenticare del resto il successo incalcolabile e gli
infiniti introiti (non solo monetari, quanto più in termini di
integrazione e arricchimento culturale e sociale) dei centri TO&TU. 

Già, come poter negare. Già. Che fine hanno fatto? Chi se ne è accorto?

Ma non ci preoccupiamo di avere risposte, del resto, la realtà è sempre più opinabile.

 

Facciamo un breve salto nel passato.

1992,
Radio Blackout, 17 anni fa, un appartamento di via S.Anselmo, lo
sfratto dal privato possessore, la ricollocazione pubblica
(inconciliabile per aspetti formali secondo le leggi vigenti ma voluta
dalle istituzioni stesse) in un decadente appartamento in zona
Crocetta, via Antinori. Anni di burocrazie e carte, incontri e reali
incompatibili proposte (mirabolante il proporci di trasferirci a
trasmettere a Moncalieri, fuori dal comune, fuori dalla portata del
nostro ripetitore, che opera solo su Torino e cintura, ma che non copre
per limiti tecnici la zona sud). Anni di trafile, un debito saldato
tramite fideiussioni personali per ottenere l’assegnazione dello
stabile di via Cecchi, un prestito collettivo a 4 zeri con garanzie
personali per proteggere un’idea e la sua realizzazione.

Infine, nel 2009, siamo “incompatibili” con il sociale.

 

Incompatibili,
lo siamo senza aver mai chiesto una sovvenzione (a differenza di molti
altri). Senza aver mai ricevuto soldi pubblici cittadini. Il solo
sgravio, quello dell’affitto, ricevuto perché compatibile come realtà
secondo quelli che sono i canoni che voi stessi avete stabilito. Senza
aver mai chiesto soldi e finanziamenti, con oltre 25.000 euro di spese
e ore di lavoro non retribuite per rendere agibile un posto che
ammuffiva al disuso, un intero cortile ora in balia a macerie varie e
alla ruggine del ferro delle economiche installazioni per le olimpiadi.
Uno stabile occupato da uffici non più operativi da anni, occupati da
due stanchi impiegati che dormivano alle scrivanie, in attesa di
ricollocazione.  Un posto, che abbiamo colorato e attivato, sede viva e
vitale di innumerevoli iniziative aperte al pubblico, aperte al
quartiere, senza chiedere soldi in cambio.

 

Ci spieghino se sono i 15.000 euro risparmiati dal nostro affitto non commerciale a renderci “incompatibili”.

Ci
spieghino, chi di dovere, l’incompatibilità nostra nei confronti della
vostra non-spesa così come ci spieghino, parlando di cifre, dei 400.000
euro stanziati per il capodanno in piazza che non si farà (c’è la
crisi), ma sappiamo tutti benissimo che quei maledetti 400 andranno
spesi, nel bene e nel male.

Ci
spieghino i fondi elargiti a innumerevoli associazioni (cifre che
raggiungono i 5 zeri) che nel concreto fatichiamo a vedere come
altrettanto vitali e propositive. Qualcuno si accorge di quel che viene
fatto a spese di tutti? Non stiamo parlando di cifre da caffè al bar o
pacchetti di sigarette e sinceramente, motivarlo con pezzi di carta
chiamati “relazioni” che testimoniano un operato che nel concreto non
si vede, risulta difficile motivare tali altisonanti cifre.

Ci
spieghino come facciano ad esserci praticamente sempre le stesse
scintillanti Luci d’Artista e il loro costo si impenni di anno in anno.

Ci
spieghino se è lecito nella Torino Medaglia d’Oro alla Resistenza e
nell’Italia antifascista e che ripudia il fascismo, assecondare senza
colpo ferire, anzi con interesse e “nessun pregiudizio di sorta” la
volontà d’assegnazione di spazi sociali per attività culturali e
ricreative, ai giovani di destra; quella stessa destra che
tranquillamente esprime cultura e sociale nei comizi di Roberto Fiore
(per la cronaca, leader di Forza Nuova emanazione presente della Terza
Posizione. Qualcuno ricorda la strage di Bologna, i NAR, il terrorismo
di destra e da dove arrivano certi signori?). Nessun problema di
“incompatibilità” ci mancherebbe, sarebbe pregiudizio antifascista,
vogliamo forse negare la “cultura” di Destra, progetto Zeronove e Casa
Pound?

Ci
spieghino come dover giudicare il fatto di ricevere notizia della
decisione di revocare l’affitto dalla lettura di un sito internet,
senza aver ricevuto alcuna comunicazione da parte del comune. O forse
dovevamo intendere le interviste e le dichiarazioni di sindaco,
assessori e consiglieri sulle varie veline cittadine, nelle quali ci si
scagliava contro qualsivoglia realtà antagonista, non ultima Radio
Blackout, come comunicazione ufficiale e notifica.

 

Il clima di sicuro non è quello dei giorni di festa, per quel che ci riguarda.

Non
ci cambiano la giornata 2 concerti in piazza gratuiti all’anno offerti
dal comune (che prende le offerte dei cittadini), tanto meno le luci di
natale, o roboanti progetti di associazione di associazioni mirati ad
un solo obbiettivo: consumare soldi già stanziati, coprendo il tutto
sotto il velo dell’etica, del sociale, del presunto culturale.

 

Incompatibile, è portare ai microfoni e dare voce e rumore alle botte date dentro al CIE.

Incompatibile, è permettere di spargere le idee a chi lotta per evitare una tragedia ambientale.

Incompatibile, è far parlare i diretti interessati della distruzione dell’istruzione pubblica, gli studenti.

Incompatibile, è mostrare cosa vuol dire lavorare, sporcandosi le mani, rischiando la vita.

Incompatibile, è gridare razzista e fascista a chi nasconde sotto false bandiere gli stessi ideali.

Incompatibile, è permettere di far vedere a tutti lo stato di degrado della società dorata che viviamo.

Incompatibile, è credere che l’autogestione, sia una forma di gestione e di vita.

 

In ogni caso, fino all’ultimo respiro, noi non ci fermiamo qui. Poco ma sicuro.

 

RADIO BLACKOUT, novembre 2009.

 

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